I sospiri delle grotte

La scala temporale delle grotte, si sa, è molto diversa da quella umana. Il tempo dell’esistenza umana è per le grotte una parentesi insignificante nello scorrere delle ere. L’atto di respirare, un’ inspirazione seguita da un’espirazione, che noi uomini ripetiamo migliaia di volte nel corso di una giornata, per una grotta dura un anno intero. Ma noi siamo curiosi e un po’ petulanti e tutte le cavità della zona di Cesi-Monte Eolo-Monte Torre Maggiore, che ogni anno ripetono questo rituale hanno sfidato la nostra sete di conoscenza. Perché, si dice, le grotte di Cesi iniziano ad inspirano ed ad espirano tutte nello stesso momento; perché, pare, i buchi di Cesi quando espirano, mantengono la temperatura costante, anche quelli piccoli; perché, si dice, alcuni si comportano da ingressi bassi, altri da ingressi alti, ma nessuno ha trovato il collegamento; perché, dicono gli speleologi, “tirano un’aria da paura!”:  Tra tutti questi si dice, forse, sembra, mancava però qualche dato certo, per cui abbiamo deciso di fare la spirometria alle grotte di Cesi e dintorni. Ma come si fa a fare una spirometria lunga un anno? I potenti mezzi tecnologici disponibili al giorno d’oggi mettono a disposizione, a costi non esorbitanti, gli strumenti adatti nella forma di datalogger di temperatura ed umidità, che opportunamente programmati registrano i dati agli intervalli voluti, scaricabili via USB. Cinque di questi strumenti sono stati abbandonati per un anno intero i cinque diverse ingressi della zona, sia alti che bassi, piazzati strategicamente vicino agli ingressi, in modo da cogliere, attraverso le variazioni della temperatura e dell’umidità, i momenti in cui grotte soffiano (espirano) o aspirano (inspirano), nonché i famosi momenti di stallo, i magici attimi cioè in cui la grotta trattiene il respiro prima di invertire il verso della circolazione d’aria. Con la speranza, allo scadere dell’anno, di ricordarci dove li avevamo piazzati, sempre che nel frattempo non li avesse trovati qualche istrice o ghiro (pubblicando poi i nostri dati a suo nome ovviamente….).

Nonostante qualche attimo di panico, dovuto al famoso senso dell’orientamento speleologico, i preziosi strumenti sono stati recuperati ed i dati analizzati, e appena avremo a disposizione i dati climatologici esterni saranno pubblicati (qui di seguito un’anticipazione), con la collaborazione del Dipartimento di Geologia dell’Università di Perugia.

 

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